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Controlli ambientali sul corretto smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi

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I Militari della Guardia Costiera di Porto Empedocle, nell’ambito dell’attività investigativa finalizzata a reprimere reati ambientali, hanno dato esecuzione ad un’attività ispettiva, richiesta dal Sostituto Procuratore della Repubblica della Procura di Agrigento, nei confronti di un’industria olearia sita nel Comune di Naro.

Il titolare dell’Opificio G.G. classe 1948 è indagato per reati in materia ambientale e nello specifico per smaltimento illecito di rifiuti speciali non pericolosi.

L’indagine, nel quadro della costante attività di controllo del territorio ed in particolare di prevenzione e contrasto delle violazioni ambientali, condotta proprio dal personale qualificato della Guardia Costiera di Porto Empedocle, iniziata ha avuto inizio nel mese di novembre u.s., ed ha permesso di accertare e produrre, alla Procura della Repubblica di Agrigento, una dettagliata informativa su un Opificio ubicato nel pieno centro abitato del piccolo comune agrigentino, trovato in assenza delle autorizzazioni riguardanti i requisiti tutela ambientale.

Nella circostanza si accertava che il frantoio operava in un immobile di proprietà e smaltiva le acque di vegetazione agronomica, prodotte dalla lavorazione meccanica delle olive, in alcuni fondi agricoli di proprietà di terzi individui ed in totale assenza delle previste procedure amministrative necessarie a scongiurare la contaminazione del suolo ed il successivo deterioramento della flora.

In particolare, durante le indagini, i militari della Guardia Costiera hanno constatato che i processi di lavorazione ed il successivo mantenimento della materia prima avvenivano in violazione alle normative in materia ambientale (Decreto Legislativo n.152/2006), in quanto le acque di vegetazione, pari a circa 300 m3 (300.000 litri) sono state smaltite venivano accumulate in una datata vasca interrata, mai collaudata per la tenuta stagna e la impermeabilità della stessa.

Successivamente le acque venivano recuperate mediante l’utilizzo di autocisterne che procedevano a smaltire le acque di vegetazione in fondi agricoli di proprietà di terzi individui ed in eccesso al quantitativo massimo assimilabile ex lege per ogni ettaro di terreno.

Le indagini sono tutt’ora in corso, al fine di individuare eventuali responsabilità da parte di terze persone che hanno consentito, omettendo le dovute verifiche, il funzionamento dell’ industria all’interno del centro abitato di Naro.

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