“Nonostante la sua finale fragilità e sofferenza, Papa Francesco ha scelto di percorrere questa via di donazione fino all’ultimo giorno della sua vita terrena. Egli ha seguito le orme del suo Signore, il buon Pastore, che ha amato le sue pecore fino a dare per loro la sua stessa vita2, queste le parole del cardinale decano Giovanni Battista Re durante l’omelia in occasione dei funerali di Papa Francesco, che hanno radunato, in piazza San Pietro e in via della Conciliazione, circa 200mila fedeli, oltre alle delegazioni di numerosi paesi del mondo, tutti raccolti con «cuore triste» per dare l’ultimo saluto al pontefice scomparso lo scorso 21 aprile. “È stato un papa in mezzo alla gente”, la frase che racchiude più di tutti la sua eredità.
I funerali di Papa Francesco si sono svolte sabato 26 aprile alle ore 10: sono un evento atteso da tutto il mondo e che richiama milioni di fedeli in Piazza San Pietro e di fronte ai media di tutto il mondo. Si tratta di una cerimonia tradizionale, che affonda le sue radici nei secoli, ma che lo stesso papa Bergoglio ha voluto ulteriormente semplificare adeguandole alla sua concezione della Chiesa e del papato. Nella nuova edizione dell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis, ovvero il rituale del funerale pontificio la cui nuova edizione è stata voluta proprio dal defunto Santo Padre nel 2024, viene specificato che “le esequie del Romano Pontefice sono quelle di un pastore e discepolo di Cristo e non di un potente di questo mondo”. A celebrare la delicatissima cerimonia è appunto il cardinale decano Giovanni Battista Re, affiancato da un numero fiume di 190 co-celebranti, mentre la regia dell’evento è affidata all’arcivescovo Diego Ravelli.
Il percorso è stato più o meno lo stesso di quattro giorni fa. Santa Marta, via della Sacrestia, Piazza dei Protomartiri Romani, poi l’Arco delle Campane, Piazza San Pietro, le file davanti al sagrato della Basilica. Domenica scorsa, giorno di Pasqua, era la papamobile a passare, con Francesco che provava a stendere le braccia, appesantite dalle terapie, per accarezzare bambini, salutare e benedire. Oggi, giorno di San Giorgio, il suo onomastico, è una bara di legno a muoversi davanti a 20 mila persone dispiegate in una Piazza illuminata da un sole finalmente primaverile, in lacrime, con le dita a coprire la bocca, il Rosario in una mano e lo smartphone nell’altra per immortalare il momento.
Il feretro è nel luogo della tumulazione. Sarà il cardinale Kevin Joseph Farrell, camerlengo di Santa Romana Chiesa, a presiedere il rito. Oltre a Farrell e al maestro delle Celebrazioni liturgiche monsignor Diego Ravelli, partecipano gli altri cardinali Giovanni Battista Re, decano del Collegio Cardinalizio, Roger Michael Mahony, cardinale presbitero, Dominique Mamberti, cardinale protodiacono, Stanislaw Rylko, arciprete di Santa Maria Maggiore, Rolandas Makrickas, arciprete coadiutore della Basilica, Pietro Parolin, già segretario di Stato, Baldassare Reina, vicario generale per la Diocesi di Roma, Konrad Krajewski, elemosiniere di Sua Santità. Presenti anche i monsignori Edgar Pena Parra, sostituto della Segreteria di Stato, Ilson de Jesus Montanari, vice camerlengo, Leonardo Sapienza, reggente della Casa Pontificia. Infine presenti anche i canonici del Capitolo di Santa Maria Maggiore, i penitenzieri minori liberiani ordinari, i segretari del Pontefice e altre persone ammesse dal maestro delle Celebrazioni liturgiche, tra cui alcuni familiari di Papa Francesco.