Aragona, Cultura & Spettacolo

Aragona: Ultimi giorni per visitare la Mostra di Accursio Vinti

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Pittura - Accursio Vinti09:15 – Sono ultimi giorni per visitare la mostra di pittura del Prof. Accursio Vinti, presso la Bibblioteca Comunale di Aragona, nella Ex Chiesa del Purgatorio, sita in Piazza Umberto I. Accursio Vinti, noto pittore e architetto ed urbanista, tratta diverse tematiche legate al territorio ed al degrado urbano. Dipinge sin dal 1976 con la tecnica del dripping e successivamente realizza opere con la tecnica dell’action painting.

Se la frenetica arte del disastrato Pollock attinge apici di assoluta astrattezza espressiva, quel vibratile infangare la candida tela stesa ai piedi può redimersi e divenire intimissimo impressionismo di un contrito spirito persino intriso di riverente religiosità? Accursio Vinti sembra capace di codesto ibridismo ascetico recitante la sua accorata preghiera sull’incompiuto pavimento degli ampi magazzeni siti alla Confina sopra una sorprendente inesauribile falda acquifera là dove dovrebbe distendersi la placca famiata dalla torrida calura estiva di questa propaggine del Mare Nostrum propiqua al natio ed ora cimiteriale Caos pirandelliano. Contraddizioni nelle contraddizioni che rendono illeggibili e quindi avvinghianti le espressioni specie moderne degli esseri viventi muniti di alito divino che tutti chiamano anima. Accursio mi chiama d’improvviso mi porta alla Confina. Distende due ancor candide tele per terra tenute ferme da un corposo blocco ligneo. Io ciarlo, come mio costume, tentando non sempre felici aforismi di intellettualismo decrepito. Accursio si muove attorno alle due congiunte tele. Vi spruzza colore tenuinamente ceruleo, vi cosparge cocci; come una tegola rosso sanguigna finisce sullo spazio pittorico. Mi invita a partecipare attivamente con lui a questo impensabile rito di creatività cromatica. Per carità! No, grazie. Appena appena distinguo il rosso dal verde per superare l’esame teorico per la patente di guida. Mi trovo una sediolina, apta mihi e posso filosofare guardando. i chiede ad un certo punto: tu hai capito, vero?. Francamente, no! La mia intelligenza ha una vergata umiliante. Accursio ha pietà: le mie ferie alla Baia dei Turchi. Comincio a capire. L’artista reduce fresco da un paio di settimane di riposo feriale in questa corrosa ansa marina sotto la greca Cattolica Eraclea butta ora sul tessuto il racconto di una esperienza sua intima di vita. Terso il cielo, terso il mare della Baia dei Turchi in un mattino alle prime luci. Dopo poche ore di sonno notturno, ora a vagare sulla battigia come sollevato, redento, puro, leggero: salvifica appare la natura, quella però del mare mugghiante, della sabbia alba come vi è solo lì. Sollevato? Sì! Ma solo per un istante: i cocci vi emergono tutti, sparsi per terra caoticamente. L’uomo, in frantumi. E l’anelito verso la vendice punizione, verso lo sberleffo irridente, verso il contrasto iroso, verso il rinfaccio fulminate, ed ecco, come si vede sopra, preconfezionati triangoli quadrati figure geometriche il buon Accursio li prende da scatole ripiene e li butta sul nuovo quadro, che d’incanto acquista significatività, empito poetico, costruttivismo allusivo, cromatismo estetico. Rappreso il sogno si spande sulla superficie del lino intelaiata. Espressiva l’ira del momento prende voce coloristica, aggressiva, punitiva.

Accursio per educazione finge di dare risposte ai miei pindarici svolazzi di preteso contenuto filosofico. Ma lui è architetto, ha spirito geometrico, il subbuglio della sua misteriosità subcoscienziale erompe, sì, ma contenuto, logico, razionalizzato, depurato. Improvvisa, frenetico? No gli contesto. Questo è quadro intuito, percepito, elaborato, pensato, nei tuoi quindici giorni di ferie alla Baia dei Turchi.

Ammette e con gocciolanti spruzzatori traccia linee, ragnatele come legare, impacchettare , irridere al suo stesso quadro. Non è pago. Altri spruzzatori con colori più aspri, più feroci spargono ora segnacci espansi che forse sono la sua firma su tutto il quadro come per un improperio: il padrone sono me. L’affermazione assoluta della sua superiorità sulla materia che ora è viva, ha vitalità sua propria in contrasto con l’autore. Pittura in ceca d’autore, in contrasto con l’autore. Quadro finito. Ma aggiunge Accursio: debbo forse ancora completarlo. No, suggerisco, già il quadro ti si ribella; cominci a violentarlo già troppo; non esagerare. Mi ascolterà? Non credo. Per ora sembra fermo allo scatto fotografico.

Calogero Taverna scrive sull’ opera  ONDE RADIO! …..Ora torna ancora una volta a noi Accursio Vinti, il pittore dal nome inconsueto, il pittore di la terra di li Grutti – ma a li grutti ci stanno i lupi fa dire Sciascia addirittura a un re borbonico, che dormicchiando nella sua regale carrozza passò dritto preferendo Racalmuto – il pittore che lascia appunto Grotte per Racalmuto, ma a la Cunfina, il pittore ASTRATTO CHE Più ABBARBICATO AL REALE NON SI Può, IL PITTORE RIBELLE, IL PITTORE MITE, IL PITTORE, FILOSOFO, IL PITTORE DISADORNO, IL PITTORE GIOCONDO, IL PITTORE FRANTUMATO NELLA SUA Più CUPA TRISTEZZA, IL PITTORE ALLEGORICO, IL PITTORE COSTRUTTIVISTA, IL PITTORE SENZA SOGNI, IL PITTORE NICHILISTA, IL PITTORE PROFANATORE, IL PITTORE DALL’OCCULTA BESTEMMIA, IL PITTORE SENZA GIOIA, IL PITTORE PRIVO DI SPERANZA, IL PITTORE CIECO, IL PITTORE IMMERSO NELLA INDIPINGIBLE LUCE DEI DIVINI CIELI, IL PITTORE DEL MINIMO, DELLE SCISTI, DELL’INUTILE, DELLA FRANTUMAZIONE UMANA: eccocelo quasi policromo, quasi giulivo, quasi esoterico, quasi raffigurativo, quasi elegiaco, quasi irridente, coinvolgente, iridescente. In cerca del divino, dell’amore, dell’immensità, delle cosmiche radiazioni, di questi che cominciano a dire gli impercettibili effluvi di un’altra terra ai confini dello sconfinato universo. Accursio è cosmico, non ha religione perché è la religione, non ha regole perché è la regola, non ha colore perché è il colore, non ha linee perché è la linea, non ha spazi perché è lo spazio, non ha immagini perché è lui, solo lui. La sua tela, diciamo le sue due tele, sono il suo mondo, un mondo a noi inaccessibile, tutto suo, tutto ribelle, tutto sofferente, tutto arcano mirabile e repellente. E il pianto umano e la gioia umana; è il lubrico il puro il divino e il diabolico e il sommerso e l’alato e tutto con il suo contrario: il nulla: tutto lì impiastricciato, non amalgamato non logico non sensato. Il tutto è sonoro, sinfonico ma suonato sull’unica corda che è monodica e sinfonica: la corda PAZZA

Onde radio!

“Punti luminosi, lontani,
variopinti soli e scie di comete,
nero profondo e sprazzi di cielo,
come note di uno stesso spartito,
vibrano insieme immersi
nell’armonia dell’Universo.
Tenue, un’eco si fa strada,
poi un’altra e ancora una,
debole segnale nel silenzio
degli spazi siderali…
Non siamo più soli?…
Salvatore Indelicato Agrigento lì 27 nov 2013

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