Agrigento, Cultura & Spettacolo

SABATO E DOMENICA PROSSIMI MARIANO RIGILLO AL TEATRO “PIRANDELLO” CON “ERANO TUTTI MIEI FIGLI” DI ARTHUR MILLER

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Agrigento - Teatro Pirandello 0110:15 – Sabato 31 gennaio, alle ore 20.30, ed alle ore 17 di domenica 1° febbraio, quarto appuntamento con la stagione teatrale del “Pirandello” di Agrigento, voluta dal Commissario straordinario del Comune di Agrigento, Luciana Giammanco, e realizzata dal consulente artistico Mario Gaziano.
Per l’occasione Mariano Rigillo è il protagonista di “Erano tutti miei figli” di Arthur Miller, nella traduzione di Masolino D’Amico e per la regia di Giuseppe Dipasquale.
L’opera, prodotta dal Teatro Stabile di Catania e da Doppiaeffe Production Compagnia di Prosa, vede anche la partecipazione degli attori Anna Teresa Rossini, Ruben Rigillo, Silvia Siravo, Filippo Brazzaventre, Barbara Gallo, Enzo Gambino, Annalisa Canfora e Giorgio Musumeci.
Le scene sono di Antonio Fiorentino, i costumi di Silvia Polidori e le luci di Franco Buzzanca.
I biglietti (23 euro per i posti di platea e palchi in prima fila, 18 euro per i palchi in seconda fila) possono essere acquistati presso il Box office – Sais di piazza Rosselli 5 (tel. 0922 20500) e, un’ora prima dello spettacolo, al botteghino del teatro.
 
Dalla scheda di presentazione dello spettacolo:
Scrittore eccellente e coraggioso, nonché sottile analista del proprio tempo, Arthur Miller non ha mai evitato di prendere una chiara posizione rispetto alle problematiche della società a lui contemporanea, quella società capitalistica di cui volle occuparsi fin dal suo esordio teatrale, nel 1944 con The Man who had all the Luck. Erano tutti miei figli (All My Sons, 1947) arrivò poco dopo e lo rivelò al mondo aprendo la fase dei suoi maggiori successi.
In una struttura che evoca la drammaturgia ibseniana, dove sono gli errori del passato a determinare i traumi del presente, Miller immagina e costruisce il dramma di una famiglia della classe media americana, rivelando battuta dopo battuta la dura verità che si nasconde dietro una facciata apparentemente inappuntabile. Dei due figli maschi di Joe e Kate Keller, uno – arruolato nell’aviazione – risulta purtroppo disperso in guerra e benché la madre non se ne dia ragione, sembrano non esserci speranze di riabbracciarlo. Tanto che la fidanzata accetta addirittura il corteggiamento dell’altro fratello…
In questo clima sospeso, l’autore insinua – fino alla devastante rivelazione finale – che la fine del giovane, e di molti altri soldati, si debba a certi malfunzionamenti degli aerei della flotta americana, la cui responsabilità risale al padre.
Joe Keller infatti, a capo di una piccola industria, ha venduto all’aeronautica parti meccaniche difettose pur di aumentare i profitti e il benessere della famiglia ed a nulla è valso il suo tentativo di imputare al socio tale scelta scellerata.
Ecco dunque il dramma dell’uomo stritolato dai meccanismi del capitalismo, accecato dai falsi dei della ricchezza e del successo a tutti i costi, ecco l’uomo che sarà poi rifiutato ed escluso dalla famiglia. Ecco il marcio generato da chi antepone il guadagno all’etica e da una massa sempre più condizionata dal mito dell’“avere” e sempre meno critica e coerente verso sé stessa…
Non è difficile – suggerisce il regista Giuseppe Dipasquale – riconoscerci in tale marciume; immediato e angosciante è poi il collegamento con le vittime mietute anche oggi dalla lobby delle armi.
NOTE DI REGIA
Teatro civile e di denuncia. Un nucleo familiare, privato di un figlio disperso in guerra da tre anni, grazie all’intervento della giovane fidanzata, scopre come il padre industriale, per accrescere i propri profitti, abbia venduto parti d’aereo difettose all’aeronautica militare.
L’autore definì questo suo primo successo “un’opera destinata a un teatro dell’avvenire”. Mi rendo conto di quanto sia vaga questa espressione, ma non riesco troppo bene a definire ciò che intendo. Forse significa un teatro, un’opera destinata a diventar parte della vita dei suoi spettatori. Un’opera seriamente destinata alla gente comune – importante sia per la sua vita domestica che per il suo lavoro quotidiano – e insieme un’esperienza che allarga la consapevolezza dei legami che ci collegano al passato e all’avvenire, e che si celano nella vita.

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